Fra storia antica e neuroscienze considerazioni sull’inconscio.

Il concetto d’inconscio è molto antico, nasce con l’umanità primitiva che attraverso le pratiche religiose aveva l’intuizione che era necessario cercare di “contattare” un mistero che risiede  dentro la persona e che esistono mondi interni sconosciuti al soggetto stesso.

Gli Orfici e i Pitagorici parlavano di un sapere nascosto all’interno dell’Anima. Con il mito della caverna di Platone si identificò nella coscienza occidentale l’idea di un percorso conoscitivo che partendo da una condizione di oblio, di  conoscenza latente, attraverso la reminiscenza, può portare a una  consapevolezza cosciente. Quello che proponeva Platone si avvicina molto al concetto di inconscio di Jung poiché Platone sosteneva che attraverso il processo di reminiscenza l’uomo doveva riscoprire gradualmente nel proprio intelletto (attraverso la conoscenza intellettiva) quelle idee eterne (per Jung archetipi) che sono causa e origine del mondo fenomenico.

Pizia, sacerdotessa di Delfi, esortava i viandanti che si recavano al tempio di Apollo per interrogare l’oracolo con la famosissima esortazione “conosci te stesso”. Che la conoscenza dell’uomo di se stesso risieda nell’interiorità è pressoché presente in tutta la tradizione cristiana e in Sant’Agostino ne ha piena espressione “Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas” («Non andare fuori, rientra in te stesso: è nel profondo dell’uomo che risiede la verità»).

Il mondo antico ha consegnato al mondo moderno questa concezione che sembrava essersi persa in occidente dopo che si era oscurata l’idea della conoscenza interiore poiché la persona non era “abilitata” a intrattenere un discorso interiore con Dio e questo discorso era demandato ad un sacerdote che funzionava da mediatore. Questo sbarramento al dialogo interiore si è generato nell’orizzonte occidentale in relazione alla funzione politica che stabiliva la chiesa in relazione alla gestione dei fedeli.

Dopo il concilio di Nicea, nel 325 d.c., nonostante  sia stato sempre più pericoloso e difficile il rapporto con l’analisi interiore, la pratica dell’introspezione non si è comunque mai persa anche se si è affievolita e l’ascolto della dimensione inconscia veniva relegata spesso alla sfera della magia e della stregoneria.  I sogni erano considerati nella tradizione popolare soltanto nella dimensione di premonizione inquietante e perturbante perché comunque  il sentire che nell’interiorità abita la “verità” è sempre stato molto forte.

In epoca moderna la parte inconscia della psiche umana è stata al centro della ricerca di nuove discipline quali la psicoanalisi e le neuroscienze.


Con la pubblicazione de “L’interpretazione  dei sogni” di Freud nel 1899 si ha un cambiamento epocale, il sogno viene considerato la “via regia” alla conoscenza dell’inconscio e da qui in poi si afferma in modo “scientifico” l’idea che la psiche inconscia ha un ruolo dominante nella percezione del mondo e nella percezione che l’uomo ha di se stesso.

Il merito di Freud è proprio quello di aver dato valenza di studio sperimentale a quello che prima era considerato soltanto credenza e fantasticheria.

Per Freud l’Es, la parte dell’inconscio costituita dagli istinti e dalla libido, é primitivo, amorale, disorganizzato ed emotivo. Cronologicamente è la prima struttura che si sviluppa nell’apparato psichico e sotto la sua spinta, ogni persona cerca di soddisfare le proprie pulsioni seguendo il “principio del piacere”.

A seguito delle influenze esercitate sull’Es da parte dell’ambiente esterno si costituisce l’Io, che risponde al “principio della realtà”. Esso si colloca al centro delle tre parti (Es, Io e Super-Io) dell’apparato psichico in quanto viene considerato un “mediatore” che interviene tra i conflitti concernenti le pulsioni, i desideri e le richieste dell’Es ed il controllo ed i divieti del Super-Io, operando sia a livello conscio che preconscio ed inconscio (in particolare per quel che riguarda l’attività dei meccanismi di difesa). Per molti versi, l’Io è l’esatto opposto dell’Es in quanto è logico e critico, ha un orientamento sia temporale che spaziale e svolge una funzione di sintesi. Per garantire l’autoconservazione, cerca di incanalare le esigenze istintuali in schemi comportamentali socialmente accettabili.

Il Super-Io è in gran parte inconscio e prende origine dal Complesso Edipico in seguito all’interiorizzazione dei divieti sociali del gruppo di appartenenza (soprattutto quelli imposti dai genitori del medesimo sesso). Le sue funzioni riguardano quindi la coscienza morale individuale, l’osservazione di Sé e l’autocritica (censore dell’Io). Attraverso il suo intervento, il Super-Io è responsabile dei sensi di colpa inconsci.

Nel Complesso di Edipo il bambino prova il desiderio inconscio di eliminare il genitore del suo stesso sesso per congiungersi con quello di sesso opposto (incesto). Così nel bambino maschio, il primo oggetto d’amore è la madre mentre verso il padre vengono vissuti dei sentimenti contrastanti d’amore e di odio (ambivalenza affettiva). Il bambino desidera la morte del padre in quanto rivale ma teme che questi possa vendicarsi con la più grave delle punizioni, la castrazione. Nella bambina, invece, la scoperta dell’assenza dell’organo genitale viene vissuta come una colpa attribuita alla madre.

Oltre la visione di Freud, dal 1913 con il saggio “La libido e i simboli della trasformazione” si delinea con Carl Gustav Jung una visione dell’inconscio un po’ diversa da quella di Freud.

Secondo la visione di Carl Gustav Jung l’uomo ha una “mente inconscia”, divisa in inconscio individuale, che è la parte più superficiale, mentre più in profondità si trova l’inconscio collettivo, la sede degli archetipi. Al di sopra dell’inconscio si trova la mente cosciente e, più in su, l’Inconscio superiore che è il tramite per raggiungere il Sé. L’inconscio collettivo o transpersonale è costituito da contenuti psichici universali costituitisi da quando l’uomo ha iniziato a pensare, non accessibili dalla coscienza, chiamati da Jung archetipi e da lui collocati in un’area intermedia tra l’inconscio e la coscienza . Tra essi ricordiamo la Persona, l’Anima, l’Animus, l’Ombra e il Sé; in particolare il Sé è il centro dell’equilibrio della Psiche.

Secondo Marie-Louise von Franz (1915-1998), psicoanalista svizzera, allieva di Jung, “le fiabe sono l’espressione più pura e semplice dei processi psichici dell’inconscio collettivo”. La favola costituisce una significativa metafora della vita e della evoluzione spirituale, in quanto descrive la persona nel processo di individuazione, come ed es. nella fiaba di  Pinocchio dove si narra la vicenda di un soggetto che percorre un sentiero metaforico dalla sua “nascita” fino a diventare un bambino vero e che è l’esempio di percorso  esistenziale umano necessario per divenire veramente persona.  Per Jung l’individuazione del sé è :

” un’unificazione con se stessi e, nel contempo, con l’umanità, di cui l’uomo è parte” (C.G.Jung, Opere, Vol. 16, p.118) e ancora :

“ È molto semplice. Prenda una ghianda, la pianti nel terreno, la ghianda cresce e diventa una quercia. Così è l’uomo. L’uomo si forma da un uovo e crescendo e diventa l’uomo completo, perché quella è la legge che ha dentro.” (dal saggio “Jung Parla”, Adelphi)

Con la psicoanalista Italiana Silvia Montefoschi, nell’opera “Dialettica dell’inconscio” (1980) si ha una nuova definizione del concetto di inconscio. Nell’inconscio è presente tutto il patrimonio di conoscenza che si è costituito da quando esiste l’universo e questo patrimonio è presente nel patrimonio genetico di ciascun individuo, pertanto esso è registrato nel DNA e questo prevede che nella visione di Montefoschi non esista differenza tra pensiero e materia. ristabilendo così una profonda unitarietà  fra il corpo e lo spirito.

Per effetto dei costanti progressi nell’ambito della clinica e della ricerca scientifica, il costrutto teorico di inconscio sta subendo oggi una riformulazione e, indubbiamente, una trasformazione. I processi inconsci non sono più ritenuti espressione della mente soltanto, bensì di mente, cervello e corpo.

Nel dibattito attuale delle Neuroscienze si sta sviluppando una visione molto interessante riguardo al concetto di inconscio. Efrat Ginot psicologa e psicoanalista in “Neuropsicologia dell’inconscio” (Raffaello Cortina 2017) , attingendo alla teoria degli affetti, alle neuroscienze cognitive e a una ricca esperienza clinica, analizza la propensione del cervello-mente a percepire l’ambiente interno ed esterno sulla base di mappe inconsce preesistenti, e a mettere in atto in maniera automatica pattern profondamente radicati di emozioni, comportamenti e processi cognitivi, anche quando inappropriati o dannosi.
Efrat Ginot nel libro citato si focalizza sull’interazione tra processi inconsci e consapevolezza riflessiva, e si rivolge anche all’analisi degli approcci terapeutici tesi a utilizzare le nuove acquisizioni relative ai processi inconsci e alla loro interazione con quelli consci. Si apre così una prospettiva ancora più in divenire, infatti con le sviluppo delle neuroscienze siamo entrati in una prospettiva dove è possibile renderci conto, attraverso l’ausilio di strumenti di ricerca che fino ad alcuni decenni fa erano impensabili, di come sia complessa e strutturata la mente inconscia pre-riflessiva che guida il nostro operare, e la vicenda dei Neuroni specchio ne è un esempio fondamentale.

I processi inconsci sono intelligenti e adattivi in ​​tutto il mondo vivente, come sosteneva Dawkins (1976), e in natura, la “mente inconscia” è la regola, non l’eccezione.

2 pensieri su “Fra storia antica e neuroscienze considerazioni sull’inconscio.

  1. Un excursus, molto tecnico, strutturato in maniera chiara e semplice, usufruibile anche dai comuni mortali che generalmente non conoscono la materia( come lo scrivente), della trattazione dell’inconscio.
    Stimola la curiosità di addentrarsi in questo mondo, con ogni mezzo ed in ogni occasione, di calarsi nel proprio “io”, alla ricerca di qualche risposta connettiva ai tanti “perchè” comportamentali che ci poniamo senza mai trovare un nesso causale che soddisfi la nostra sete di sapere, di conoscenza, di illuminare le nostre zone d’ombra.

    1. Ho pensato di scrivere questo articolo per i miei studenti del corso serale cercando di dare in modo chiaro e sintetico l’idea di un concetto che è divenuto protagonista nella cultura contenporanea…

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